Cassandra Clare, Pino Wilson, e io

Questa newsletter sarà breve rispetto alle altre, per una ragione in particolare: la depressione è un Dissennatore che succhia via non solo la gioia, ma anche la capacità di essere produttiva.
Gli alti e bassi sono parecchio alti e parecchio bassi. Le medicine sono utili, e anche se è grazie a loro che sono qui a scrivere, non riuscirò comunque a trattare tutti gli argomenti che avevo inserito nella scaletta qualche settimana fa.
Recupererò, promesso :)



Cassandra Clare è una delle mie donne preferite. Amo i suoi libri, e la sua scrittura è fonte costante di ispirazione per me. In questo post (cliccate sulla foto per leggerlo) dà qualche consiglio su come affrontare la scrittura quando la tua salute mentale non è al top. Magari può essere utile a qualcuno di voi.
Io tifo Lazio.
Se mi conoscete, la cosa non è una novità.
Se non mi conoscete abbastanza, ora lo sapete.
Tutto è iniziato col secondo scudetto, nel maggio del 2000. Da quel giorno, il mio tifo è pian piano cresciuto, e si è tradotto in domeniche passate davanti alla tv con la sciarpa al collo (tifare Lazio e vivere in Campania non è la cosa più semplice del mondo), domeniche passate allo stadio a cantare in curva e a farla sventolare, quella sciarpa (l'unica ragione per cui tornerei a vivere a Roma: poter andare sempre allo stadio), e giornate/nottate passate a discutere di partite e cessioni, a soffrire dopo sconfitte immeritate, a gioire dopo vittorie sudate.
Quello per il calcio è un amore che sboccia da bambina, per me. Se sei l'unica femmina in gruppo di maschi e nasci nell'epoca in cui per i bambini esistono solo due divinità - Maradona e il Super Santos - allora è matematico che giocherai a pallone. Maradona, Van Basten, Gullit, Schillaci, Baggio: sono cresciuta con questi miti, e fin da bambina ho capito che il calcio è sia amore che sofferenza.

Da quando scrivo, includo sempre l'amore per la Lazio nei miei libri. A volte indugio più del necessario nella descrizione di un cielo bianco e azzurro (l'ho fatto in Perfetto). A volte uso un'idea arrivata mentre ero allo stadio per costruire la storyline di un libro (chi ha letto Segreto sa di cosa parlo). A volte, sebbene il libro non abbia a che vedere con lo sport, trovo comunque il modo per inserire nella storia una partita della Lazio (E così, forse, sarai felice, capitolo 23).

Dopo Come l'ultimo rigore, ho promesso a me stessa che non avrei mai più scritto un libro che gira attorno al calcio senza rendere la Lazio protagonista. Adoro quella storia, e non vedo l'ora di tornare a raccontare di pallone, ma c'è una parte di me (quella legata al suo sediolino in curva Nord, quella che alla fine dei 90 minuti è sempre senza voce) che vede quel libro come una specie di tradimento.
Non so quando scriverò una storia in cui la Lazio è protagonista come il Milan è stato protagonista in Come l'ultimo rigore (il bisogno c'è; mi manca l'idea originale), ma so che il mio amore sarà ben rappresentato nel prossimo libro, La donna delle pulizie.
Non ho una data di pubblicazione (i Dissennatori e la produttività non vanno particolarmente d'accordo), ma se seguite questa newsletter sapete già che:
La donna delle pulizie è la storia più romantica e più realista che io abbia mai scritto
- si tratta di un retelling di Cenerentola
- i protagonisti si chiamano Amelia e Marco (e che la cosa non è stata voluta)
Se mi seguite su Instagram, sapete anche che c'è una parte di me in questa storia.
Nel primo numero di questa newsletter vi ho lasciato un pezzo molto importante del libro, la prima frase:


"Non ho grandi sicurezze in questo momento della mia vita, ma una cosa è certa: alle 6:37 del mattino, in un caldo lunedì di metà settembre, la mia mano non dovrebbe essere sporca di pipì."

Oggi voglio lasciarvi un altro estratto, quello che ha a che fare con la mia Lazio.


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