Quando ho detto No ad un editore.

Fra la fine del 2009 e l'inizio del 2010 ho scritto una fan fiction dal titolo Vicini. Ha riscosso un buon successo, in termini di commenti e di pubblico, e mi ha permesso di far conoscere il mio nickname in Italia e all'estero. A quei tempi Lilac e Baguette erano solo appunti su figli sparsi. A dire il vero Baguette non c'era ancora, e la mia protagonista immaginaria aveva 32 anni e un diverso nome.

Quello era il periodo in cui il fandom di Twilight galoppava. I film tratti dai libri stavano uscendo al cinema, e le storie 'amatoriali' erano molto diffuse. Mentre scrivevo Vicini, iniziò a diffondersi un nuovo costume, ovvero quello di trasformare le ff in libri; cambiare nomi e caratteristiche fisiche ai personaggi, dare al tutto un titolo nuovo, cercare un editore (o autopubblicarsi) e via, dalla ff al libro il passo era breve.



Ho visto molte ff diventare libri. Penso a The Office (Beautiful Bastard), penso ad Emancipation Proclamation (Sempre), penso a Master of The Universe (Fifty Shades of Grey), penso a The Submissive (rimasto The Submissive, se non sbaglio).
Mentre scrivevo Vicini, dunque, alcuni lettori mi diedero un input particolare: Perché non trasformare la storia di Edward e Bella in un libro? Inizialmente ignorai quell'input - ero concentrata sulla ff e non mi reputavo all'altezza di un lavoro simile - ma una volta conclusa la storia tornai a pensarci. Volevo scrivere un libro, e volevo pubblicare: perché non lavorare sulla fan fiction e trasformarla in un libro?
Così, dopo aver riflettuto e ponderato per qualche tempo, decisi che sì, Vicini sarebbe diventata un libro.
Ora, esistono essenzialmente due modi per trasformare una fan fiction in un libro: 1. cambi i nomi, cambi il titolo, pubblichi; 2. riscrivi la storia, salvando il cuore della ff, e pubblichi.
Io scelsi il secondo metodo. Vicini aveva (e ha) un cuore splendido: due perfetti sconosciuti che trovano l'amore e curano le loro rispettive ferite, in un groviglio di incidenti semi-comici, dispetti e tensione sessuale.
Il mio obiettivo, con il libro, era quello di dare ai protagonisti una nuova dimensione. Allontanarli dalle dinamiche tipiche delle fan fiction di Twilight e renderli indipendenti da Edward e Bella. Per fare questo non potevo limitarmi a cambiare nomi e colore degli occhi. Dovevo letteralmente riscrivere la storia.
Prendendo a prestito le parole del mitico Jeremy Clarkson di Top Gear, all'epoca pensai: "How hard can it be?" Risposta: Hard. Very very very hard.
Scrivere un libro partendo da zero è un giro su una giostra rispetto a riscrivere una fan fiction per trasformarla in un libro. Lavorare su uno scheletro costruito mentre avevi in mente altri personaggi, altre dinamiche e altri legami, è complesso e intenso. Molto più complesso, almeno a mio parere, della scrittura di una storia totalmente originale.
Il mio lavoro su ViciniLibro, dunque, è iniziato così. Spogliavo i capitoli e li rivestivo pensando ai nuovi personaggi, alla nuova storia, alle nuove dinamiche. Lo facevo perché volevo creare un nuovo lavoro e perché mi dicevo che la mia storia sarebbe piaciuta, che la mia creatività avrebbe dato buoni frutti, e che la storia meritava di essere conosciuta anche da chi non l'aveva letta come ff.

Parallelamente alla riscrittura di Vicini (e parallelamente al boom delle ff trasformate in libri, in Italia e all'estero) è nato, in me, un sentimento conflittuale. Da un lato ero orgogliosa del lavoro che stavo facendo, dall'altro mi sentivo in colpa, per diverse ragioni:
- Vicini era sì una mia creazione, ma senza i libri di Stephenie Meyer non avrei mai potuto creare quella storia. Era giusto, in tal senso, prendermi tutto il merito? Sì, mi dissi dopo qualche riflessione. Ogni autore trae la propria ispirazione da qualcosa o da qualcuno. Tu non stai plagiando la Meyer. Questa storia è farina del tuo sacco, non del suo.
- ViciniLibro era un lavoro diverso da ViciniFanfiction, ma il cuore e alcune scene erano le stesse; quanto sarebbe stato etico, dunque, chiedere ai lettori di pagare per qualcosa che avrebbero potuto leggere (o che avevano già letto) gratuitamente? Sarebbe stato etico, mi dissi dopo aver riflettuto. Stai lavorando duramente sulla riscrittura, e ciò che proporrai sarà un lavoro originale al 100%.
- i personaggi, mi dicevo, sono fisicamente e psicologicamente cambiati, ma io vedo ancora i miei Edward e Bella in loro. Se posso farlo io, non potranno farlo anche i lettori? No, dissi a me stessa. Se vedi ancora i tuoi Edward e Bella è perché conosci i personaggi dall'inizio, ma con la riscrittura e le revisioni tutto cambierà. Vai tranquilla.
A questi dubbi si è affiancato, nel tempo, il senso di fastidio nei confronti del modo in cui la questione FF trasformate in Libri veniva trattata dagli stessi autori. In pochi ammettevano di aver già pubblicato quella determinata storia gratuitamente. In molti si comportavano quasi come se aver trasformato una ff in un libro fosse una vergogna, uno stigma.
Io continuavo ad essere felice del mio lavoro e della mia storia. Amavo Anthony e Chiara. Adoravo Ulisse & Penelope. E volevo pubblicare. Così decisi di abbassare la testa, di ignorare i dubbi e il senso di fastidio, e di andare per la mia strada. Continuai a riscrivere la storia, la editai, la impaginai e la spedii a 15 fra agenti letterari e case editrici. Era la primavera del 2011.
Allora scrivevo ancora fan fiction: osservavo da lettrice l'evoluzione editoriale delle mie fanautrici preferite, pensavo che mai nessuno avrebbe letto il mio manoscritto, ammiravo chi si autopubblicava, e nel tempo libero continuavo a prendere appunti per Lilac e Baguette (a quel punto Lilac era Lilac, e molte cose erano uguali a come le avete lette nei libri).

Quando aprii Word per scrivere il primo capitolo di quella storia (chiamai quel file Malorai, lo ricordo ancora oggi) le emozioni che provai mentre picchiavo le dita sui tasti furono incredibili. Ero libera di scrivere ciò che volevo, nel modo che volevo. Non avevo uno scheletro pre-confezionato su cui lavorare. Lilac non mi ricordava altro che Lilac, perché prima di Lilac non c'era stato nessuno. C'eravamo solo io, il neurone, e Malorai. Quei fogli pieni di spunti e di appunti diventarono presto un pozzo pieno di idee e di fantasia. Lilac, Elia e Baguette diventarono rapidamente i miei nuovi migliori amici. Scrivere la loro storia non era mai complesso, difficile. Non avevo dubbi di carattere etico. Non provavo alcun senso di fastidio.
In quel momento mi resi conto di due cose: A. ero in grado di scrivere qualcosa che non avesse a che fare con le ff; B. volevo andare avanti, volevo continuare a scrivere la storia di Lilac.
Rendermi conto di queste cose mi ha portato inevitabilmente a fare un confronto con ciò che avevo vissuto con Vicini. Pensavo alla libertà con cui scrivevo Lilac e allo strano senso di oppressione che provavo con il libro-ff. Pensavo all'originalità di un mondo popolato da sole donne e al fatto che il cuore di Ulisse & Penelope era già disponibile online gratuitamente. Pensavo al fatto che la sola idea di scegliere un prezzo per il libro-ff mi metteva a disagio, mentre con Lilac non volevo fare altro che scrivere, scrivere e permettere ai lettori di innamorarsi come mi ero innamorata io.
Così, dopo qualche settimana di conflitti, dubbi e un aumentato e profondo senso di fastidio verso il sistema Fan fiction che diventano libri, decisi che non avrei più considerato Ulisse & Penelope per la pubblicazione. Il mio obiettivo era Scrivere la storia di Lilac, non più Dimostrare che potevo trasformare una ff in un libro. Chiusi il manoscritto in un cassetto, feci spazio al mondo distopico di Vega G e mi preparai per una nuova avventura.

Fino alla primavera del 2012. A quei tempi avevo iniziato a pubblicare Lilac su The Freak, recensivo libri su un blog e iniziavo a raccogliere info sul mondo del self-publishing.
Un mattino, apro la posta elettronica, e scopro che uno degli editori a cui avevo mandato Ulisse & Penelope aveva risposto alla mia proposta editoriale. Fino a quel momento nessuno di quei 15 aveva risposto alla mia mail, neanche per rifiutare il manoscritto.
L'editore in questione era (ed è) conosciuto. Sono certa che quasi tutti abbiate in libreria qualcosa edito da questa casa editrice. Ad ogni modo, nella mail mi dicono che hanno letto i capitoli da me inviati, e che vogliono leggere il resto. La mia storia è originale, e potrebbe tranquillamente rientrare nei loro progetti editoriali.
Immaginate la mia faccia in quel momento. Ero a metà strada fra WTF e OMG. Dopo un anno di silenzio, dopo che avevo messo una pietra su quella storia e su quei personaggi, ecco un'opportunità. Un'opportunità per pubblicare, per pubblicare con un editore conosciuto. Un'opportunità per iniziare a costruire la mia carriera da scrittrice.
Tuttavia, il mio entusiasmo non durò molto. In quei mesi, grazie al lavoro che stavo facendo su Lilac, in me si era ormai cementificata l'idea che Scrivere un libro è diverso da Trasformare una ff in un libro. Non in termini di lavoro, non in termini di impegno, ma in termini di Pura Essenza della Scrittura. Si tratta di due cose completamente diverse per me, e il mio entusiasmo durò poco anche per questa ragione.
Non potevo fare un passo indietro. Non potevo rientrare in quel mondo di dubbi etici, fastidi e conflitti personali. Non volevo allontanarmi dalla gioia e dalla libertà che Lilac & Co. mi davano.
Così risposi all'editore, e gli feci presente il mio dilemma di carattere morale. La mail suonava più o meno così: Ulisse & Penelope arriva da una fan fiction. Ora non sono più dell'idea di voler pubblicare ciò che è stato disponibile (seppure in minima parte, visti i cambiamenti che ho fatto) gratuitamente. E non voglio lucrare su qualcosa che non è al 100% di Alessia Esse. Non credo sia giusto nei confronti di Stephenie Meyer, dei personaggi e, soprattutto, dei miei lettori.
Non so cosa mi aspettassi di sentirmi dire, con una mail così, ma la scrissi perché avevo il bisogno di spiegare a qualcuno che l'Alessia che aveva inviato quella proposta era un'Alessia diversa da quella che aveva ricevuto risposta dall'editore.
La casa editrice non impiegò un altro anno per rispondere. Una nuova mail mi arrivò nel giro di poche ore, e diceva più o meno così: A noi non importa se Ulisse&Penelope arriva da una ff, anzi. Conosciamo Stupid Lamb, e sappiamo che hai un buon seguito. Vorremmo pubblicare la tua storia e promuoverla come FF diventata Libro-BlaBlaBla.
Dopo aver letto quella mail, un concetto diventò chiarissimo nella mia mente. Lo avevo già fatto mio da tempo, ma in quel momento iniziò a brillarmi davanti agli occhi con la potenzia di un miliardo di lampadine. Il concetto era: Per gli editori, la cosa più importante è il profitto. Se pensano che una certa storia possa far vendere, non si curano del resto. Il loro obiettivo è guadagnare, e il mio dilemma etico è l'ultimo dei loro problemi.
A quell'editore non interessava il mio dubbio interiore. A quell'editore interessava guadagnare grazie a quella che allora era una moda particolarmente diffusa.

Non sono cresciuta in una caverna. Vivo in questo mondo, e so che gli editori non sono enti caritatevoli, bensì imprese che devono guadagnare per sopravvivere. Tuttavia, anche se la loro offerta era straordinaria per un'autrice che non aveva mai pubblicato altro, i miei dubbi erano maggiori dell'entusiasmo. In tanti mi dissero, in quei giorni: 'Quando ti ricapita una cosa simile?' e 'Pensaci: pubblicando la ff apriresti comunque le porte ai tuoi libri successivi' e 'Con un editore saresti una Vera Scrittrice!', ma io non riuscivo a cancellare il conflitto interiore, quel tarlo silenzioso che mi accompagnava fin dall'inizio del processo di trasformazione.
Non ero libera. Non ero felice, all'idea di firmare un contratto. Non mi sentivo come avrei voluto sentirmi (ovvero come poi mi sono sentita quando ho pubblicato Perfetto). Pensavo a Anthony e Chiara, e dietro di loro vedevo StronzEdward e Bella a braccia conserte, con lo sguardo torvo.
Per questo - perché non mi sentivo libera, felice, completamente orgogliosa - decisi di rifiutare.
Con quel No ho chiuso definitivamente il capitolo ViciniLibro, e mi sono concentrata su La Trilogia di Lilac. E quella storia la conoscete già.

Non mi sono mai pentita di aver detto No. Non ho mai guardato a quel No con rimpianto. Non ho mai pensato 'Chissà cosa sarebbe successo se avessi...'. Sono tanto felice della mia scelta. Sono convinta di aver rispettato non solo me stessa, evitando quella pubblicazione, ma anche la fan fiction nata per caso nel 2009, Stephenie Meyer, (che tanto ha fatto per la mia fantasia e alla quale sarò sempre debitrice), e i miei lettori, che si sono innamorati della mia storia e del mio nickname quando Edward e Bella erano due vicini di casa a New York.
Non credo che avrei goduto completamente dell'esperienza della pubblicazione se avessi pubblicato quella storia, e alla fine per me tutto gira attorno a questo piccolo-grande dettaglio. Qualunque sia la storia da me creata, qualunque siano il nome e il colore dei capelli dei protagonisti, ciò che conta è che io sia convinta al 100% di quel progetto. Senza dubbi di carattere morale, senza dilemmi etici, senza ripensamenti.

Ciò che ho pubblicato finora, ciò che pubblicherò in futuro, è frutto al 100% del mio neurone, libero e indipendente. I miei personaggi non sono costruiti su personaggi che hanno vissuto in un'altra storia, in un altro mondo immaginario. Le mie storie non arrivano dallo scheletro di altre storie. Sono mie, e mie soltanto. Non ho più dilemmi etici. Non ho più fastidi interiori.

Ho lavorato duramente su Ulisse&Penelope, e non me ne pento. Era ciò che volevo fare, e l'ho fatto. Ma non ero felice al 100%. Non mi sentivo cristallina al 100%, soprattutto nei confronti dei lettori. Non riuscivo a dimenticare che quella storia arrivava da una storia che apparteneva già a chi l'aveva letta gratis; una storia che non avrei mai scritto, senza l'aiuto della Meyer.
Erano questi, fondamentalmente, i miei dilemmi, e in una situazione del genere i miei pensieri erano: Se sono io la prima a dubitare della storia, come posso pretendere il supporto e il favore dei lettori? Se il mio cuore non c'è al 100%, che senso ha pubblicare? Se quando leggo di Anthony e Chiara penso a Edward e Bella posso davvero parlare di libro?
Per queste ragioni non mi pento del mio No. Per queste ragioni penso che avrei commesso un errore, se avessi pubblicato U&P.

Con questo non voglio dire che gli autori che pubblicano le proprie fanfiction commettono degli errori. Ognuno fa ciò che vuole con le proprie parole; ciò che è giusto per me può essere sbagliato per qualcun altro, e viceversa. Senza contare che in questi anni ho letto meravigliosi libri che una volta erano ff, in italiano e in inglese.
La mia non è una condanna, né presa di posizione assoluta. La mia è una storia. Quella che ho vissuto sulla mia pelle, quella che mi ha portato a fare determinate scelte. Quella che non cambierei con nessun altro fanautore pubblicato. (No, neanche con E.L. James.)

So che in molti sperano di vedere pubblicato il libro tratto da Vicini. Il vostro affetto e la vostra dedizione mi riempiono il cuore, ma Ulisse & Penelope è una creatura che non vedrà mai la luce. Spero che questo lungo papiro possa aiutarvi a capire il perché di questa decisione e il modo in cui funziona la mia mente.

Attualmente sto lavorando a tre storie ambientate a New York, e il genere letterario è simile a quello di Vicini. In tanti mi avete chiesto se in questi libri ci saranno collegamenti a quella storia, o se uno dei tre libri sarà quello tratto dalla fanfiction. Ne ho parlato nel podcast, ma lo ripeto qui: gli unici elementi in comune con Vicini saranno un costume da Batman (indossato da uno dei protagonisti di Libro1), una libreria (gestita dalla protagonista di Libro3) e New York, la città in cui tutte le storie si svolgono. Nessuno dei miei nuovi libri avrà, in sé, elementi/personaggi/dinamiche appartenenti a Vicini e/o a Ulisse&Penelope.

Mi rendo conto di aver scritto un post chilometrico. Mi rendo conto di aver annoiato la maggior parte di voi, che probabilmente non aveva idea di cosa fosse Vicini fino a tre ore fa. Ma vi dovevo queste parole, soprattutto a voi che mi seguite dagli inizi. Di nuovo, spero che possiate capire.

Vicini (la ff) è di nuovo online da qualche mese, su EFP. Qualora vogliate leggere (o rileggere) what the fuss is all about. Da domani riprenderò a lavorare su Libro1 e Libro2. Sparirò dal blog, ma rimarrò presente sui social. Sicuramente vi aggiornerò per la questione Aliquota IVA.

Alla prossima.

Commenti

  1. Alessia secondo me hai fatto benissimo se non te la sentivi, non aveva senso investire su qualcosa che non sentivi tua al 100% e con cui non ti sentivi a tuo agio per vari motivi. Sono sicurissima che avrai altre occasioni di pubblicare con degli editori se sarà quello che desideri :D

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  2. La mia è solo un'opinione, ma credo che tu abbia fatto bene a rifiutare. Vicini è una ff che io ho ADORATO (insieme a Farfalle Colorate e tante, tante altre, anche se non le ho ancora lette tutte), ma egoisticamente parlando, sono felice che tu ti sia concentrata su Lilac & Co. E' una storia nuova e hai fatto bene a cogliere questa sfida perchè quello che ne è risultato è veramente notevole e, a mio personalissimo parere, parliamo di due livelli diversi di racconti: le ff che hai scritto sono belle, romantiche e le ho lette e rilette, ma lo "sconvolgimento emotivo e mentale" ch ho avuto con la saga di Lilac...beh per me è stato fantastico!
    Per cui io ti ammiro per la tua decisione e per il fatto che non ti sei mai guardata indietro su quella decisione; conoscendomi poi, avrei sempre e comunque preferito Vicini a Ulisse&Penelope, sebbene sia sicura che il risultato sarebbe stato egregio.
    Infatti non vedo l'ora di leggere le tue nuove storie :) Dico io, c'è il costume di Batman!!!!!!! Batman!!!!!! Che ricordi!!!!!!!

    :*

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