La lezione di quest'estate.
Lo so. Lo so.
Sono scomparsa di nuovo.
Ogni volta mi riprometto che sarò più presente qui sul blog, e invece mi
trasformo in una latitante. Vorrei dirvi che non ho postato perché sono stata
impegnata a progettare un viaggio a Bali, o perché ho finalmente creato il
cilindro di Lilac, ma invece si tratta solo di cattiva organizzazione. La
cattiva organizzazione è anche la causa del ritardo nelle risposte alle mail e
ai messaggi privati. Sono seriamente pessima, e posso solo sperare che voi
possiate continuare ad avere pazienza.
Ho deciso di postare oggi per parlare di una cosa a cui ho accennato
nell'intervista pubblicata ieri da Franci di Coffee&Books nell'ambito del
blog tour di Infinito, ovvero del mio crollo durante la scrittura di Infinito.
Durante la prima fase della scrittura - prima bozza, prime revisioni -
tutto è andato liscio come al solito. Io che scrivo, io che combatto col
neurone, io che cerco di trasformare in parole scene, dialoghi ed emozioni. Quando
è arrivata la fase successiva - quella in cui prendi il libro, lo smonti dalla
prima all'ultima pagina e cerchi di ricomporlo nel migliore dei modi - sono
iniziati i problemi.
Non subito, in verità. Ho raggiunto la fine del primo giro
di revisioni con il neurone mezzo morto, ma sapevo e so che questo fa parte
della scrittura. L'unico modo per dare ai miei lettori il miglior libro
possibile è sudare sangue. Ne sono cosciente, e amo questo aspetto del mio
lavoro. L'ho già detto tante volte, ma voglio ripeterlo: l'editing è la fase
che preferisco nel processo di scrittura; mi permette di andare a fondo con i
personaggi, di arrivare lì dove voglio arrivare con la storia, e di correggere
il tiro su dialoghi e sottotrame.
Durante il secondo giro di editing, dicevo, sono iniziati i problemi.
Non si trattava di
problemi con la storia, o con i personaggi. Il mio lavoro, in termini di editing, è stato identico a quello fatto con Perfetto e con Segreto. Il problema era relativo al mio bisogno di ottenere la
perfezione (quella che per me era la perfezione) dal finale della
trilogia. Il problema era causato dalla pressione a cui io stessa mi sono
sottoposta al fine di raggiungere le mie stesse aspettative.
Come ben sapete, io non ho un editore. Non ho nessuno che mi dà ordini, non
ho nessuno a cui rispondere relativamente al contenuto dei libri, alla data di
pubblicazione, e agli eventuali ritardi. Voi, i miei lettori, non mi avete mai
messo fretta, e non avete fatto altro che supportarmi in questi anni. Le
aspettative, dunque, la necessità di ottenere la perfezione: tutto
questo era imputabile a me soltanto.
Ho iniziato a dormire male. Mettevo la testa sul cuscino pensando non a
riposare, ma a ciò che avrei dovuto scrivere/correggere il giorno dopo. Dormire
poco e male è negativo, sempre. Il corpo ha bisogno di ricaricare, la mente ha
bisogno di riposare. Per curare
questo problema, ho iniziato a prendere melatonina. Ve la consiglio, se avete
qualche problema d'insonnia. Ve la sconsiglio, però, come soluzione di lungo
periodo.
Se c'è una cosa che ho imparato, infatti, è che se sei sotto pressione (per
qualsiasi motivo), mettere delle pezze qui e là non serve a niente e a nessuno,
tantomeno a te stesso.
Con la melatonina ho guadagnato ore di sonno, ma lo stress non è sparito,
anzi. Ha trovato altri modi per venire a galla. E invece di fare ciò che avrei
dovuto, ovvero fermarmi per far riposare il corpo e la mente, sono andata
avanti, trascurando me stessa. Sveglia alle 05:45, revisioni fino alle 19,
cena, melatonina, nanna, e ricominciare.
A metà Giugno sono iniziati i problemi gastrointestinali (racconti poco glamorous, me ne rendo conto). Problemi
che ho inizialmente imputato al caldo e alla scorretta alimentazione. Problemi
per i quali ho rischiato il ricovero. Ho continuato a lavorare sul libro
nonostante lo stress, nonostante i problemi gastrointestinali, nonostante
tutto. Avevo una missione: produrre il miglior libro possibile. Il resto poteva
attendere.
E invece no.
Alla fine di Luglio, dopo uno spavento colossale e la realizzazione che
forse (forse) avrei dovuto rallentare, ho avuto una prima diagnosi, che suonava
più o meno così: Alessia, se non rallenti
finirai in un letto d'ospedale.
Così ho rallentato - anche perché allora il libro era finito, ma non ditelo al mio medico - e ho iniziato
a prendermi cura di me stessa. E' stato solo verso la fine
di Agosto, però, che mi sono resa conto degli effetti (fisici, soprattutto) che
lo stress ha avuto sulla mia personcina. In quel
momento, dopo aver realizzato quanto sono stata sciocca e, al tempo stesso,
fortunata (non penso che avrei retto un'altra settimana di stress, sono
sincera), ho promesso a me stessa che non avrei più permesso ad una cosa
meravigliosa come la scrittura di ridurmi (letteralmente) in ginocchio.
Ho iniziato a curare i problemi gastrointestinali. Ho corretto la mia
alimentazione (troppe volte ho dato la precedenza alla scrittura, invece che ad
un pasto salutare). Ho aperto le porte della mia vita sedentaria allo sport,
che fa bene sia al corpo che alla mente (e che ti rende così stanca che non hai
più bisogno delle pillole per dormire). Ho abbracciato un nuovo stile di vita,
mettiamola così, e l’ho fatto solo dopo aver toccato il fondo. Mentalmente e
fisicamente.
Fatta questa cronaca, credo siano necessari degli appunti.
Appunto #1: il mio stress non è stato causato solo dalle faccende relative
al libro. Infinito ha contribuito, ma non è l’unico motivo. Ci tengo a
chiarirlo perché non vorrei che qualcuno si chiedesse ‘Ale, ma se scrivere ti
stressa così tanto, perché non lasci perdere?’. La scrittura è una fonte di gioia, per
me. Sempre. Anche quando sudo sangue. Il mio stress ha anche altre radici, e
magari prima o poi ne parlerò.
Appunto #2: Ho sempre detto che per me Scrivere = Crescere, e questa
esperienza mi ha aiutata a crescere come persona e come autrice. Io, la Regina
dei Pigri, sto imparando che lo sport è un aiuto eccezionale. L’ho sempre
saputo, in verità, ma essere pigri è bello, inutile che ci prendiamo in giro.
Fra una giornata in palestra e una giornata a letto, continuo a scegliere la
giornata a letto. Tuttavia, sto imparando a conoscere Il Valore Dello Sport.
Ogni giorno, dopo i miei 5 chilometri di camminata/corsa, mi sento a pezzi
fisicamente, ma tanto carica mentalmente. E quando i neuroni sono carichi, è
più facile scrivere. (Nota relativamente importante: in sette settimane di
corsa ho perso altrettanti kg. Non male. Non male.) Se tornassi indietro mi
fermerei prima di arrivare a crollare, non c’è dubbio, ma non voglio piangermi
addosso per quello che ho vissuto e per quello che mi è successo. Devo guardare
avanti e imparare dai miei sbagli. Crescere, appunto.
Appunto #3: Il bisogno di raggiungere la mia perfezione con Infinito e le
mie alte aspettative; se tornassi indietro non cambierei una virgola rispetto
a questo. Non chiederei a me stessa di dare meno del 100%, onde evitare lo
stress. Non chiederò mai a me stessa di dare meno del 100%, onde evitare lo
stress. Continuo e continuerò a pretendere il massimo da me e dai miei neuroni.
Solo così potrò trasformare in parole le scene, i dialoghi e le emozioni che
vivono nella mia testa. Solo così potrò creare il miglior libro possibile.
Per abbracciare completamente il mio nuovo stile di vita devo imparare a
gestire lo stress. A minimizzare quello adrenalinico e naturale che accompagna
la scrittura. Ho già iniziato a farlo, in verità, e mi sto trovando benissimo.
Cosa cambierà per voi lettori? Niente. Proprio niente.
Sono a lavoro sui libri che leggerete l’anno prossimo, e stavolta inizierò
a pubblicare solo quando avrò terminato la scrittura di tutti i libri della
nuova serie. Entro il prossimo autunno, insomma. Non è un’attesa troppo lunga,
vero? Vero?
Credo che concentrarmi solo sulla scrittura, rimandando la pubblicazione a
quando avrò superato le fasi più stressanti del processo creativo, farà bene
sia a me che ai libri, e quindi a voi che mi leggete.
Proprio perché non ho un editore e il 99% delle faccende ricade sulle mie
spalle, devo trovare il modo per gestire ogni cosa al meglio, e credo che
questo sia il modo migliore. Scrivere tutto prima, pubblicare tutto poi.
Ho sentito la necessità di raccontarvi questo episodio per due ragioni.
Primo: da quando ho annunciato la pubblicazione di Perfetto ho condiviso su questo blog molti
aspetti dell’autopubblicazione, in particolare quelli positivi; ho pensato
fosse giusto parlare anche di qualcosa di negativo. Secondo: voglio condividere
con voi la lezione che ho imparato, ovvero: ‘Ascolta il tuo corpo’.
Vivere e lavorare desiderando il massimo da noi stessi è doveroso. Se non diamo
il massimo (nella vita di coppia, a scuola, nel lavoro, con gli hobby), non
possiamo piangere quando i risultati scarseggiano. Tuttavia, Dare il massimo
non deve tradursi in Rischiare la vita per dare il massimo. È necessario un
equilibrio; solo attraverso l’equilibrio è possibile concentrarsi nel modo
giusto per raggiungere l’obiettivo.
La lezione che ho imparato e che voglio condividere è questa, dunque: date
il massimo, come ho fatto io con i miei libri, ma fermatevi prima di crollare.
Alessia, ok. Papiro letto, consiglio ricevuto. Ma che vuoi dire con ‘Pubblicherò
i nuovi libri fra un anno’? E di cosa parleranno i nuovi libri? Puoi darmi un’anticipazione?
Ne parlerò approfonditamente più in là, ma le mie prossime pubblicazioni
prevedono:
- Una novella (già scritta) che uscirà il 2 Dicembre.
Presto vi parlerò della storia e vi mostrerò la copertina.
- Una nuova serie formata da tre libri. Parlo di serie e
non di saga poiché ogni libro riguarderà una storia diversa (che inizia e finisce in quel libro), anche se i
protagonisti avranno molte cose in comune. In questo momento sto terminando il
primo libro e conto di farvelo leggere fra un anno esatto.
Grazie per
essere arrivati fin qui. E per il supporto che non mi fate mai mancare. Anche
nei momenti più bui, ho sempre la vostra luce a farmi compagnia.
Mi spiace tanto che sei arrivata al punto da star così male <3
RispondiEliminaIo personalmente, per quanto mi renda conto che non è il massimo a livello di esercizio eccetera, scrivo solo quando son ben predisposta... se non lo sono, non ce la faccio... ho proprio un blocco, un rifiuto mentale...
Comunque sono contenta che tu sia riuscita a trovare l'equilibrio e che continui a perseguirlo... la salute prima di tutto :3 anche perché dall'ospedale non si scrive niente U_U <3
Scrivere non è mai stato un problema. AMO la scrittura. Il problema è stato ridurmi ad un fascio di nervi :D
EliminaGrazie per il tuo supporto, Denise :) :*
Quando ho letto questo post mi stavo slogando il collo a furia di fare "sì".
RispondiEliminaSì, hai ragione su tutto quanto. Sì, quando entri nel tunnel del perfezionismo (che non è vanità, attenzione, ma bisogno di non deludere, necessità di sapere di aver dato il massimo) è davvero, DAVVERO difficile uscirne. Su questo ed altri livelli esistenziali, posso solo dirti che la fine del mio tunnel ho iniziato a vederla solo da qualche mese ed è come rinascere. Dare il massimo non era più dare il meglio, ma solo sfinirsi fino a vacillare, nella scrittura come nella vita.
Sono felice per il tuo successo, professionale e personale.
E ti auguro davvero, di cuore, tante cose belle.
Capisco che mi capisci (!) perché so bene che il tuo lavoro è stato moooolto più intenso del mio.
EliminaGrazie :)
(E auguri per oggi!)